Giornata nazionale dell’Albero una risorsa che ci può salvare la vita

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I miei articoli: articolo originale del 21/11/2013 via lastampa.it

La Giornata Nazionale dell’Albero rappresenta un’occasione preziosa per porre l’accento sulruolo del patrimonio arboreo e boschivo nel contrasto ai cambiamenti climatici, troppo spesso dimenticato o dato per scontato. Ma anche sulla tutela del paesaggio, della biodiversità e sull’albero come elemento atavico, fondamentale per la vita e lo sviluppo umano. “Una ricorrenza importante – ha sottolineato il Ministro dell’AmbienteAndrea Orlando – per accrescere la coscienza ambientale degli italiani e muovere passi concreti nella direzione dello sviluppo sostenibile”.La Legge n. 10 del 14 gennaio 2013 (“Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”), ha per altro ufficializzato la ricorrenza del 21 di novembre, anche per gli anni a venire, quale giornata di rilievo nazionale.

Ad ogni edizione sarà dedicato uno specifico tema di carattere etico, culturale e sociale; quello scelto per il 2013 sono le “radici”, un elemento particolarmente evocativo, che rimanda, in un periodo di crisi e contrapposizioni laceranti, alle origini comuni e alla necessità di sostenersi vicendevolmente.

Ma l’immagine delle radici rammenta anche il rapporto che lega, da sempre, l’uomo all’albero, l’attività antropica di cura delle foreste, un mutuo accordo che ha permesso, in passato, di costruire un equilibrio sostenibile tra la foresta, le sue risorse e l’uomo, ma che più volte ha rischiato di degenerare in sfruttamento e oggi va pertanto ripensato.

Le conseguenze per il territorio e il paesaggio sono evidenti. Il paesaggio italiano contraddistingue il nostro paese nel mondo, come insieme unico di cultura, storia e biodiversità: è l’unico elemento che non può essere replicato o contraffatto, oltre ad essere alla base della nostra varietà enogastronomica. E’ innegabile che il patrimonio boschivo ne faccia parte a pieno titolo.

C’è poi il discorso, tragicamente attuale, del dissesto idrogeologico. Assieme all’abusivismo edilizio, all’estrazione illegale di inerti e alla cementificazione, anche il disboscamento selvaggio e l’abbandono delle aree montane sono fattori che contribuiscono in maniera determinante a sconvolgere l’equilibrio idrogeologico di un territorio. Secondo l’ISPRA  il 68,9% dei comuni italiani sono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico, con in testa Calabria, Umbria e Valle d’Aosta, ma tutto il territorio nazionale è interessato dal fenomeno.

Eppure, a differenza di quanto si possa pensare, durante lo scorso secolo la superficie boschiva italiana è raddoppiata, a causa anche dell’abbandono delle attività agricole e pastorali soprattutto nelle aree marginali di collina e montagna. Un duplice danno in quanto da un lato aumenta la cementificazione, l’impermeabilizzazione dei suoli e la deforestazione, e dall’altro lo stretto legame di controllo, cura e sussistenza che legame l’uomo, le coltivazioni e l’albero è stato interrotto, lasciando che la foresta, non più adeguatamente gestita, invadesse campi e pascoli, venendo invece  a mancare laddove necessita per contrastare il dissesto idrogeologico.

Su tutto ciò infieriscono i cambiamenti climatici e la mancanza cronica di fondi, che incide non solo sul controllo, sulla pianificazione e manutenzione del territorio, ma anche sulla predisposizione di efficaci piani di prevenzione e protezione civile, come si è viso in Sardegna in questi giorni.

Un’attenzione particolare andrebbe infine dedicata agli alberi monumentali – di cui è ricco il nostro paese – e alla loro valorizzazione. Secondo uno studio del dicembre 2012 a cura di David Lindenmayerdocente dell’Australian National University, gli esemplari di alberi monumentali più vecchi al mondo stanno infatti morendo ad un ritmo accelerato ed allarmante. La ricerca, condotta in alcune delle più grandi ed estese foreste al mondo, come la foresta pluviale brasiliana o lo Yosemite National Park negli USA, dimostra che il tasso di moria degli alberi tra i 100 ed i 300 anni è in rapido e preoccupante aumento. Responsabile, anche in questo caso, il cambiamento climatico. Ora che si conoscono i colpevoli è giunto il momento di agire.

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